Sul valore “politico” dei Seminari InFormativi sulla Filosofia Fuori le Mura 2


La settimana scorsa ho annunciato la mia intenzione di svolgere un ciclo di seminari sulla “filosofia fuori le mura”, che ho definito “informativi” per distinguerli dalle molteplici, a mio parere eccessive, attività “formative” relative a quell’ambito. Nell’annunciarli esprimevo sinteticamente il mio parere sulla confusione che grava sul settore – che, per inciso, sempre a mio parere ne limita da sempre l’affermazione – e sull’inquietante fatto che siano così tanti i “corsi professionalizzanti” su un’attività che non risulta essere seriamente redditizia per nessuno in Italia (e per pochissimi anche all’estero), tranne forse proprio per coloro che, invece di praticarla, “formano” altri a farla. Cose che dico da anni e che ho scritto per esteso nel mio Consulente filosofico cercasi, del 2007, che precisava e completava Il pensiero e la vita, del 2004, prima monografia edita in Italia su consulenza e pratiche filosofiche. E’ possibile leggerle nella pagina in cui ho riportato la parte introduttiva del mio libro di dieci anni fa.

Quelle considerazioni oggi avrebbero bisogno di alcuni aggionamenti, ma nella sostanza rimangono per me invariate. Ovviamente, possono ben essere non condivise e finanche contestate con argomenti specifici, visto che le cose non devono esser viste per forza in un solo modo e che, comunque, è sempre possibile che io, come tutti, prenda sonore cantonate. Però in questi dieci anni nessuno le ha mai impugnate pubblicamente, mentre mi sono continuate ad arrivare telefonate di potenziali “formandi” disorientati di fronte alle proposte formative e di studenti scontenti dopo averle iniziate. Solo l’associazione di cui ho fatto parte a lungo, Phronesis, ha percepito e recepito alcune di queste problematiche e, anche per questo, ha da alcuni anni sospeso la formazione, nonostante le richieste: prima di “formare” era importante chiarire l’identità e l’epistemologia della pratica, nonché affermarla sul mercato.

Sulla spinta di tali considerazioni ho deciso di organizzare quei seminari. Ma, appena gli ho annunciati, sono arrivati non già i distinguo critici – come ho detto, legittimi e anzi sempre utili – bensì le dichiarazioni di biasimo, ovviamente da parte di chi i corsi di formazione già gli organizza. Biasimo gratuito, si badi, perché basato o sull’apparente ignoranza delle considerazioni di critica sociale che facevo già dieci anni fa – e all’epoca le realtà formative che mi hanno attaccato ancora neppure esistevano! – o sulla loro distorsione – tutto il mio quasi ventennale lavoro in questo settore ha infatti sempre avuto per obiettivo la valorizzazione della professione e la sua affermazione sociale, per il bene della filosofia, come ben si evince, credo, dalle parole di Consulente filosofico cercasi. E tralascio le volgari illazioni sulla mia presunta “immoralità”, limitandomi a osservare che a mio parere chi pretende di “formare” persone a una pratica professionale e poi la definisce con un termine – “filosofia pratica” – che con essa non ha nulla a che fare (si legga come il povero Franco Volpi definiva “filosofia pratica” nell’Enciclopedia Treccani), aumenta solo la confusione e dimostra da solo di non essere all’altezza del compito che si è posto.

Tutto questo non fa altro che confermare ai miei occhi l’alto valore etico, sociale e quindi politico della mia iniziativa, che nasce per informare chiunque sia interessato alla “filosofia fuori le mura” (termine, ci tengo a specificarlo, che ho preso a prestito dallo stimato amico Giuseppe Ferraro), attraverso la condivisione della mia lunga frequentazione nazionale e internazionale del settore e della mia quasi ventennale esperienza, gettando luce e facendo chiarezza su una realtà bella, promettente, ma anche confusa e irta di difficoltà.

Voglio in conclusione precisare che, a oggi, ho previsto solo un seminario informativo gratuito; non so quanti seminari seguiranno, né se ci saranno, né che forma esatta potranno avere, e neppure se saranno ancora gratuiti o a pagamento: tutte queste cose dipendono dalle risposte che verranno dai partecipanti a quel “primo incontro” e da ciò che assieme decideremo di fare in seguito. In coerenza con una modalità processuale del filosofare che porto avanti da quando, nel 1998, ho iniziato a occuparmi di Filosofia Fuori le Mura.

Attendo le vostre richieste (alcune delle quali già arrivate) agli indirizzi indicati.


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2 commenti su “Sul valore “politico” dei Seminari InFormativi sulla Filosofia Fuori le Mura

  • paolo cervari

    Ciao Neri, non mi piace questo post perchè non capisco le allusioni. Intrecciate alle argomentazioni depotenziano e la polemica e la dialettica. Per il resto plaudo alla tua iniziativa, in cui vedo solo cose buone.

    • Neri Pollastri L'autore dell'articolo

      Grazie Paolo. Sì, può darsi che tu abbia ragione, avrei dovuto citare le affermazioni che mi sono state rivolte, ma preferivo rimanere sul discorso generale, perché il problema c’è e non è legato ai singoli